sabato 12 gennaio 2008

CLIMA: richiamo dell'UE all'Italia...

Come ormai sappiamo, l’Italia non è ancora riuscita a tagliare le emissioni in atmosfera di gas serra (in previsione di quanto scritto nel Protocollo di Kyoto per la lotta al cambiamento climatico in corso), ma addirittura le ha aumentate! Visto che non vi è finora stata inversione di tendenza, l’Unione Europea ha richiamato il nostro paese all’ordine…
Per attuare quel taglio del 20% di CO2 tra il 2012, anno in cui scadranno gli effetti del Protocollo di Kyoto, ed il 2020 (corrispondente all’impegno comunitario firmato sui parametri di Kyoto nel marzo 2007), il piano europeo prevede per l’Italia quanto segue:

  • riduzione del 13% delle emissioni di CO2 provenienti dai settore esterni all’accordo di Kyoto (ovvero consumi domestici, riscaldamento, trasporti ed agricoltura), in pratica la quota sforata rispetto ai limiti imposti nel 1990;
  • aumento delle energie rinnovabili fino al 17% della quota totale di energia prodotta entro il 2020 (ora siamo al 5,2%…). Tale obiettivo vale per l’intera Europa.

Questo piano sarà approvato dalla Commissione Europea il prossimo 23 gennaio: seguirà il piano di Bruxelles su come spalmare tra i singoli Stati l’obiettivo. Si tratta di un complicato dossier che può subire ancora qualche cambiamento e che servirà a modificare (positivamente) la nostra politica energetica. Anche le capitali europee dovranno fare la loro parte: così Roma (come le altre) dovrà tagliare le emissioni industriali di CO2 del 20% rispetto ai livelli del 1990 (soprattutto il petrolchimico e la lavorazione dell’alluminio). Inoltre, a differenza di adesso, dal 2012 nessun impianto industriale riceverà più quote gratis ma dovranno essere tutte pagate (oggi infatti le industrie che inquinano più della soglia consentita comprano la quota superata dai paesi che ce l’hanno ancora a disposizione…): questo penalizzerà soprattutto i paesi che utilizzano il carbone (come la Germania la cui produzione energetica deriva per il 25% dal carbone) rispetto a quelli che invece usano il gas metano ((come la Gran Bretagna la cui produzione energetica deriva per il 37% dal gas, prima fonte energetica del paese). Inoltre, per evitare che i comparti più esposti alla concorrenza industriale entrino in crisi (per coprire i costi del piano l’acciaio, la chimica e il cemento potrebbero aumentare i loro prezzi fino al 48%), l’Unione Europea attuerà strumenti difensivi che però non sono ancora stati identificati. Il nuovo Protocollo di Kyoto funzionerà così: ogni Paese disporrà di una serie di quote da distribuire (a pagamento) alle industrie mentre le quote non utilizzate potranno essere vendute all’estero. Questo potrebbe essere un bel vantaggio per alcuni paesi come l’Italia, la Spagna, il Portogallo, la Grecia e quelli dell’Est Europeo ai quali verranno assegnate più quote del loro fabbisogno attuale. Ci sono poi i paesi avvantaggiati dal loro utilizzo di energia nucleare, visto che tale energia verrà conteggiata come “pulita” (qui figurano soprattutto Francia e Svezia con rispettivamente il 42% e 34% di energia nucleare sul totale di energia prodotta). Avvantaggiati anche quei paesi che imprigioneranno la CO2 (risparmiando quote della stessa) sotterrandola nei giacimenti esauriti del gas metano… Mah… Chi invece produrrà energia verde con nuovi impianti potrà venderla allo Stato che pagherà anche il cosiddetto “certificato di energia pulita” da usare nel conteggio totale delle energie rinnovabili da presentare all’Unione Europea; se il venditore non avrà ricevuto incentivi pubblici dal proprio Stato, potrà vendere il titolo a qualsiasi governo UE disposto a pagarlo bene.
Su energia nucleare e sotterramento di CO2 nutro varie perplessità, visto che c’è piuttosto la forte necessità di ricorrere alle energie rinnovabili veramente pulite per tagliare le emissioni di CO2 e garantendo (al contempo) la sicurezza ambientale, come l’eolico, il solare, il fotovoltaico, il geotermico, il biogas, le biomasse, il moto ondoso… Tantissime soluzioni per poter aumentare quella quota di energia pulita prefissata dall’UE, che al momento è molto bassa quasi ovunque: la media europea (a 15 paesi) è del 3%, mentre è del 5% in Italia, del 7% in Spagna, del 3% in Germania, del 6% in Francia e appena dell’1% in Gran Bretagna, mentre è del 26% in Svezia. Bisognerebbe quindi puntare sulla riduzione della produzione energetica da petrolio ed affini (il totale della produzione energetica nazionale dipende dal petrolio per il 50% in Spagna e per il 49% in Italia): riduzione del traffico cittadino potenziando i mezzi pubblici, riduzione del commercio stradale puntando sul ferroviario e sul navale, riscaldamento da impianti alternativi (come il teleriscaldamento); ed inoltre tutto ciò che in modo inversamente proporzionale può aiutare a raggiungere tale obiettivo come potenziamento delle aree verdi, riutilizzo delle aree edilizie dimesse anziché di crearne di nuove, isolamento termico adeguato negli edifici, insomma una serie di obiettivi che riuscirebbero a dare un notevole contributo al taglio delle emissioni di CO2 senza ricorrere al nucleare o al sotterramento della CO2 stessa…

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