ALBERI IN CITTA’: se non curati sono un pericolo!
Pensate, ce sono un milione nelle nostre città, dei quali 30.000 a Palermo, 40.000 a Napoli, 170.000 a Torino, 180.000 a Milano e 340.000 a Roma (nelle città del Nord Italia si tratta generalmente di latifoglie, platani, ippocastani e tigli, mentre in quelle del Centro-Sud si tratta di conifere, querce e palme): per valutare lo stato di un albero esiste una apposita scala chiamata Vta, che è un criterio di valutazione internazionale che prevede quattro classi, ovvero A (albero che non presenta alcun problema), B (albero che ha piccoli problemi di salute che però non ne intaccano la stabilità), C (albero non stabile che va valutato una volta l’anno) e D (albero da abbattere). Ebbene, ogni anno circa 10.000 alberi ricadono nella categoria D e devono quindi essere abbattuti in quanto pericolosi.
Al tema ha dedicato un articolo Paolo Griseri sul quotidiano la Repubblica del 14 ottobre scorso, il quale ha intervistato Mario Palenzona (direttore dell’IPLA, l’Istituto per le Piante da Legno, http://www.ipla.org), secondo il quale: “In questo come in altri campi la sicurezza assoluta non esiste. Gli alberi resistono a particolari condizioni: se arriva una bufera che non si è mai verificata in duecento anni, possono cadere platani secolari. È un rischio con cui in qualche modo dobbiamo convivere. Invece, si usano troppo spesso le motoseghe per evitare guai giudiziari”. Invece che prevenire, si abbatte… È stato intervistato anche Antimo Palumbo, dell’associazione “Adea - Amici DEgli Alberi”, secondo il quale: “Il traffico, come i lavori di asfaltatura, rovinano spesso le radici e anche una ferita leggera può finire, col tempo, per compromettere la stabilità di una pianta”.
E qui siamo al punto: come mai questi alberi cittadini diventano instabili? Raramente per colpa loro: certo, può intervenire qualche malattia che li consuma, ma il più delle volte le colpe sono dell’uomo, colpe che possono essere riassunte così:
- l’incuria da parte delle amministrazioni cittadine che spesso sottovalutano le malattie della pianta (che spesso portano al marcamento dei rami e/o del tronco facendolo crollare);
- le potature spregiudicate (le cosiddette “capitozzature”), che vengono fatte solo per avere meno foglie da raccogliere…, che spesso indeboliscono la pianta per due motivi: espongono il tronco libero a funghi che lo divorano dall’interno, e poi sottopongono la pianta a maggior rischio caduta in caso di forte vento (infatti, in caso di forte potatura, l’albero emette molte foglie ma ha pochi rami in grado di fare peso e spezzare il vento, così le foglie fanno da vela);
- il traffico, in quanto estirpare le radici superficiali, per asfaltare o per fare scavi, contribuisce a compromettere la stabilità degli alberi in quanto gli stessi alberi difficilmente hanno radici in profondità.
Quindi, i vantaggi che gli alberi comportano nelle città sono molteplici: purtroppo nella loro (scarsa) manutenzione si pensa quasi sempre al lato economico (più si taglia minore sarà la manutenzione da fare…) senza valutare attentamente i vantaggi che gli stessi alberi portano alla vita delle città. E quando ci scappa il morto (per caduta di un ramo che causa un incidente stradale) non si pensi subito a segare le piante, pensiamo piuttosto a quante vittime ci sono ogni anno nelle nostre città per malattie respiratorie causate dall’inquinamento cittadino (che proprio un maggior numero di piante renderebbe meno grave): ma queste sono le cosiddette “morte invisibili” che non colpiscono l’opinione pubblica semplicemente perché quest’ultima non viene, purtroppo, informata in merito…
Nessun commento:
Posta un commento