sabato 6 febbraio 2010

2010 ANNO DELLA BIODIVERSITA’

Il 2009 è stato l’anno del clima, mentre questo 2010 è stato dichiarato dall’Onu ANNO INTERNAZIONALE DELLA BIODIVERSITA’: l’iniziativa nasce dalla forte esigenza di proteggere la grandissima varietà di specie vegetali ed animali presenti sul nostro pianeta, e soprattutto dall’esigenza di impedire che altre 30.000 specie si estinguano anche quest’anno dalla Terra (secondo le stime degli esperti). L’argomento era già stato trattato nel 1992 in una Convenzione della Biodiversità varata durante la famosa Conferenza Mondiale sul Clima tenutasi a Rio De Janeiro: ora in questo 2010 tale Convenzione dovrebbe servire ai paesi di tutto il mondo per prendere dei seri provvedimenti per evitare l’estinzione di queste specie e per la protezione del mondo vegetale ed animale in genere.
Ne ha parlato anche Fulco Pratesi nel suo articolo intitolato “Son tornate le cicogne” pubblicato sul settimanale di attualità L’espresso del 4 febbraio 2010, il quale giustamente dice di non illudersi visto che “se si deve giudicare dai risultati dell’appena trascorso Anno del Clima non ci sarà molto da stare allegri sugli esiti di questa seconda mobilitazione globale”
Comunque già molti paesi che hanno sottoscritto la Convenzione sulla Biodiversità (ovvero ben 167, pari all’87% del totale!) hanno già elaborato Strategie nazionali e Piani d’azione per rallentate le estinzioni nel mondo vegetale ed animale. Tra queste c’è anche l’Italia? Ovviamente no, come al solito: certo, il nostro paese è stato il primo a sottoscrivere il Countdown 2010 (ovvero un accordo per fermare le estinzioni entro quest’anno) ed ha promosso durante il G8 dell’Ambiente tenutosi ad aprile 2009 la cosiddetta Carta di Siracusa. Eppure al momento nessuna azione concreta…: come dice Pratesi nel suo articolo, l’unica legge che si occupa in Italia della fauna selvatica è quella sulla caccia del 1992!! E di certo l’ultimo provvedimento in materia di caccia deprime ancora di più gli animi: passata l’ultima approvazione (quasi certa) al Senato, ogni Regione potrà deliberare liberamente in materia di caccia (contro ogni regola comunitaria: ma che ci facciamo allora nella UE? Mah…), permettendo così ai cacciatori di sparare in qualsiasi periodo dell’anno, in qualsiasi zona, di giorno e di notte, sulla neve, cacciando specie anche protette. Non aiuterà certo il lavoro per evitare l’estinzione di alcune specie animali.
Dobbiamo anche dire che l’Italia ha un mondo animale e vegetale davvero invidiabile: ha il record della UE per il numero di specie viventi, e pochi altri paesi al mondo possono vantare un così ampio mondo vegetale ed animale, con ben 11.700 specie vegetali e 4.700 specie animali entrambe endemiche (cioè che si trovano solamente qui nel nostro paese) . Ed è anche vero che in questi ultimi anni il lavoro sapiente del Ministero dell’Ambiente e delle varie associazioni ambientali (WWF, Legambiente, Greenpeace, Lipu, ecc…) sono riuscite non solo ad evitare l’estinzione di alcune specie ma addirittura a favorirne il ripopolamento: così oggi possiamo osservare la lontra, l’orso bruno alpino, la cicogna, il lupo (erano 100 esemplari nel 1973, mentre oggi sono 1.000), il cervo sardo (erano 100 esemplari negli anni ’70, mentre oggi sono 7.000!), il gipeto (grosso avvoltoio alpestre caratterizzato da un ciuffo di penne sotto la gola, detto anche avvoltoio degli agnelli, che si considerava estinto nel 1960!!), il muflone, l’avvoltoio grifone e il fenicottero, solo per citarne alcuni; e pensiamo anche alle foche monache che oggi si possono osservare all’isola del Giglio (arcipelago toscano) e su alcune coste sarde.
Dati entusiasmanti ma che non devono far dormire sugli allori: di fronte alla grande varietà di specie animali e vegetali presenti nel nostro paese, che tutto il mondo ci invidia, il governo dovrebbe elaborare (così come richiesto dal WWF) una Strategia nazionale ed un Piano d’azione per la biodiversità, prendendo in considerazione ogni specie vegetale ed animale (pesci d’acqua dolce, pesci di mare, invertebrati, insetti, rettili, ecc…), ponendo dei limiti molto severi all’urbanizzazione e allo sconsiderato uso del suolo che si sta facendo da anni qui in Italia, cercando di proteggere gli habitat naturali dove vivono molte di queste specie e regolamentando severamente anche la pesca. E infatti sono molte le specie in Italia ancora a rischio di estinzione: solo citando il mondo animale ricordiamo la pernice bianca, la gallina prataiola, l’avvoltoio capovaccaio, il delfino comune, il tonno rosso, la trota macrostigma, il pelobate fosco (piccolo rospo) e l’aquila del Bonelli (ce ne sono solo 15 esemplari!), e comunque la lontra anche se non si è estinta è sempre in pericolo perché ce ne sono solo 260 esemplari (stesso discorso vale per l’orso bruno, con meno di 100 esemplari).
E il nostro governo cosa fa? Niente, assolutamente niente. Oltre che ad una scellerata legge di regolamentazione regionale della caccia, si occupa di legittimo impedimento, immunità parlamentare, processo breve, diritti televisivi, energia nucleare, condono edilizio, mentre il caro Ministero dell’Ambiente continua ad essere praticamente inesistente (soprattutto mai come in questi ultimi anni, ahimè…).

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