mercoledì 16 gennaio 2013

SEMI DI MAFIA

Questo è il titolo dell'articolo che Vandana Shiva ha scritto nella sua rubrica "Terramadre" per la rivista La Nuova Ecologia (http://www.lanuovaecologia.it) nel numero di dicembre 2012. Prima di tutto vediamo chi è Vandana Shiva. Fonte wikipedia: Vandana Shiva (nata a Dehra Dunh, in india, il 5 novembre 1952) è attivista politica e ambientalista, si è battuta per cambiare pratiche e paradigmi nell'agricoltura e nell'alimentazione; si è occupata anche dei diritti sulla proprietà intellettuale, di biodiversità, biotecnologie, bioetica, ingegneria genetica e altro. Nel 1978 Shiva si laurea in fisica alla University of Western Ontario, Canada, con una tesi di dottorato in "Variabili nascoste e località nella teoria quantistica". Successivamente si occupa di ricerca interdisciplinare (scienza, tecnologia e politica ambientale) all'Indian Institute of Science e all'Indian Institute of Management di Bangalore. Nel 1982 fonda il Research Foundation for Science, Technology and Natural Resource Policy, un istituto di ricerca da lei diretto. Nel 1993 ha ricevuto il Right Livelihood Award. È tra i principali leader dell'International Forum on Globalization. La sua capacità dialogica l'ha spesso portata in giro per il mondo e spesso anche in Italia. Il 20 gennaio 2008 ha partecipato alla trasmissione Parla con me di Serena Dandini. Il 23 maggio 2010 ha partecipato alla trasmissione Che tempo che fa di Fabio Fazio. Tra le sue battaglie, che l'hanno resa famosa anche in Europa, vi è quella contro gli OGM e la loro introduzione in India. Attualmente è la vicepresidente di Slow Food e collabora con la rivista di Legambiente La Nuova Ecologia. È anche membro del Comitato consultivo ad interim dell'Organizzazione per una società partecipativa (IOPS). 
Nel suo articolo scrive: “L'unica ragione per la quale le colture sono state geneticamente modificate è quella di prendere i brevetti sulle sementi e incassare i diritti d'autore”. Ha ragione: ora si vogliono rivendicare i “diritti di proprietà intellettuale” sui semi, sulla biodiversità e sulle forme di vita, ma i semi non sono un'invenzione ma incarnano milioni di anni di evoluzione biologica e migliaia di anni di produzione degli agricoltori. Bellissimo questo pensiero, che condivido pienamente. Scrive ancora: “Quando le multinazionali rivendicano i brevetti, rivendicano illegalmente caratteristiche che la natura e gli agricoltori hanno evoluto negli anni. Questo non è innovazione né invenzione: è biopirateria”. Infatti quello che l'ingegneria genetaica ha fatto finora è stato quello di inserire nelle piante le caratteristiche tossiche dela tossina Bt e della resistenza agli erbicidi (un articolo delle rivista "Environmental Sciences Europe" ha dimostrato che dal 1996 – anno in cui sono state introdotte – ad oggi le colture geneticamente modificate hanno comportato ad un aumento dei pesticidi del 7%!). Come dice lei stessa, l'unico modo che le aziende hanno per spingere i semi OGM agli agricoltori è distruggere le alternative: lo fanno bloccando la produzione pubblica degli agricoltori, bloccando le aziende locali con accordi di licenza e rendendo i semi locali illegali mediante concessione di licenze obbligatorie e istituendo leggi di registrazione. Non è facile contrastare tutto ciò, si sta cercando di farlo con un'alleanza globale dei cittadini per la libertà delle sementi, per dire no ai brevetti e alle leggi sulle sementi che promuovono i semi industriali. LE SEMENTI SONO IL PRIMO ANELLO DELLA CATENA ALIMENTARE E LE GUERRE DEI SEMI STANNO PORTANDO A GUERRE ALIMENTARI. LE GUERRE DEI SEMI E DEL CIBO STANNO DIVENTANDO GUERRE DI CONOSCENZA.
C'è da ricordare che gli scienziati indipendenti che fanno ricerca di alta qualità su biosicurezza, salute ed impatto ambientale degli OGM vengono attaccati da una mafia organizzata che lavora per l'industria spacciandosi per scienza. Mi sento di concludere dicendo che non abbiamo bisogno di tutto ciò, non abbiamo bisogno delle colture OGM, e di pesticidi ce ne sono già abbastanza! Abbiamo bisogno di mantenere e conservare ciò che abbiamo, nel rispetto della salute di tutti noi e dell'ambiente in cui viviamo.

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