Riscaldamento globale: vita marina in serio pericolo!
Il satellite “SeaWiFs” della NASA ha calcolato che dal 1996 ad oggi le superfici marine prive di vita sono aumentate di ben il 15%, pari a 6,6 milioni di kmq in più!!! Ad oggi, tra terre emerse e mari, il deserto occupa il 40% della superficie del pianeta!!! Jeffrey Polovina del “National Marine Fishries Service” degli USA ha realizzato uno studio sulla salute degli oceani che tra poco sarà pubblicato sulla rivista “Geophysical Research Letters”, in base al quale il fenomeno di scomparsa della vita marina sta interessando un po’ tutti gli oceani. Tutto ciò è causato dal riscaldamento delle acque dei mari in conseguenza del riscaldamento globale in atto, di cui l’uomo ha molte colpe: si è giunti a queste conclusioni in seguito ai rilievi satellitari che hanno notato un sensibile aumento delle superfici marine di color blu cupo, a differenza di una diminuzione sensibile delle aree marine di color verde-clorofilla, segno quest’ultimo della presenza di alghe unicellulari che servono da nutrimento a molte specie marine: la mancanza di queste, causa una progressiva morte della vita marina. Ma come funziona il ciclo della vita nei mari? Normalmente, durante l’inverno l’acqua superficiale dei mari si raffredda e sprofonda verso gli abissi e, al contempo, l’acqua più calda presente sui fondali risale apportando in superficie sostanze preziose come nitrati e fosfati che derivano dalla decomposizione degli organismo marini e che servono all’alimentazione del fitoplancton (come le alghe unicellulari), a sua volta necessario all’alimentazione delle specie marine; tuttavia, gli inverni sempre più brevi e sempre più miti (come in Europa…) non consentono alle acque superficiali di raffreddarsi a sufficienza e quindi di sprofondare, e questo impedisce all’acqua calda presente nei fondali di risalire, la quale (assieme a nitrati e fosfati) rimane dunque in profondità facendo venire a mancare quelle sostanze necessarie in superficie all’alimentazione del fitoplancton e di conseguenza della vita marina, che gradualmente scompare. Certo, il fenomeno di “desertificazione” degli oceani era già stato osservato parecchio tempo fa: ma nessun calcolo scientifico aveva previsto un progresso così rapido delle zone marine “desertiche”, tanto che negli ultimi 10 anni i deserti si sono estesi con una rapidità ben 10 volte superiore alla previsto!! Situazione grave anche nei mari italiani: nel Tirreno e nell’Adriatico l’estensione delle aree desertiche si aggira già al 20%, così come ha sostenuto Silvio Greco, ricercatore dell’ICRAM (Istituto centrale per la ricerca scientifica e tecnologica applicata al mare). Tutto questo aggrava una situazione già pericolosa, visto che la vita marina è attualmente in pericolo anche per il crescente inquinamento e per la pesca selvaggia, rischiando di distruggerla irrimediabilmente. Quindi l’estensione delle aree desertiche negli oceani è correlata all’aumento della temperatura superficiale degli stessi: il fenomeno sta interessando un po’ tutti i mari (ad esclusione dell’Oceano Indiano meridionale) e sta colpendo in maniera particolare l’Atlantico settentrionale. Attualmente, la crescita di zone marine desertiche è di circa 800.000 kmq all’anno: tra l’altro la presenza di alghe unicellulari sulla superficie marina innesca la fotosintesi clorofilliana che assorbe CO2 dall’atmosfera, contribuendo alla ripulitura dell’atmosfera dai gas serra e, di conseguenza, alla lotta contro il cambiamento climatico: quindi oltre al danno, la beffa! Per informazioni andate sul sito http://oceancolor.gsfc.nasa.gov/SeaWiFS.
Inutile dire che, come sempre, la responsabilità maggiore è dell’uomo e delle sue attività, che sta sconvolgendo con le sue sostanze inquinanti il clima terrestre con ripercussioni sui vari ecosistemi terrestri, come quelli dei nostri oceani. A tal proposito gli scienziati della “Geological Society of America” hanno ribattezzato l’era attuale come “Antropocene”, ovvero “Età dell’Uomo”: termine non poteva essere più appropriato!
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